Basilica della Madonna Catena
La sua costruzione ebbe inizio nel 1655, in seguito ad una frana che interessò l’antica chiesa dedicata allo stesso Santo e posta appena fuori paese lungo il torrente di San Giacomo, all’interno della quale fin dal XI secolo era fiorita la devozione della Madonna della Catena, giunta a Castiglione quasi subito dopo il miracolo avvenuto a Palermo nel 1392.
Ma fu solo a partire dal 1612, in seguito al miracoloso sudore della statua, verificatosi mentre i cittadini si prodigavano per il riscatto del mero e misto impero, che la sua devozione si consolidò.
La a sua piccola costruzione venne, tra la fine del XVII secolo e la metà di quello successivo, ampliata ed abbellita con una monumentale facciata barocca, realizzata da Baldassarre Greco, cui si deve anche la statua di San Filippo del 1744,, collocata nella nicchia destra. La statua di San Giacomo invece, sulla sinistra, è dovuta a Tommaso Amato, che la realizzò nel 1709 poco prima dei mosaici di S. Antonio Abate.
Tra il 1860 e il 1880 l’unica navata della chiesa è stata trasformata a croce latina e coronata da un’ampia ed imponente cupola. Agli inizi di questo secolo, però, è stata ancora modificata e ingrandita, assumendo l’attuale forma a croce greca. Data la grande rilevanza che essa ha assunto da più secoli per la popolare devozione verso la Madonna, nel 1986 viene elevata a basilica minore, per cui tanto si prodigò l’arciprete don Gaetano Cannavò e soprattutto mons. Gaetano Alibrandi, nunzio apostolico d’Irlanda.
All’interno vi si trovano pregevoli opere d’arte. Prima fra tutte spicca la statua della Madonna della catena, in marmo bianco, del peso di circa sette quintali. Incerto è l’autore, ma appartiene con sicurezza alla scuola dei Gagini. I documenti e la ipotesi vertono tutti su Giacomo e Antonio, figli di Antonello. La grazia singolare dell’opera, la raffinatezza dei volti della madre e del bambino e la corposità del manto, fanno presumere un’influenza michelangiolesca. Giacomo Gagini, infatti, fu p0er alcuni anni discepolo del grande artista fiorentino.
In onore della Madonna si svolge ogni anno una sontuosa festa, che è tra le più sentite nell’alta valle Alcantara. Nel XVII e XVIII secolo essa si svolgeva il giorno successivo a quella di San Giacomo, cioè il 26 luglio, mentre dal 1784 si celebra la seconda domenica d’agosto. Nel 1809, in seguito ad una colata lavica che devastò parte del territorio comunale, dopo un voto pubblico che prevedeva un digiuno annuale, nacque invece la cosiddetta festa votiva, che si doveva celebrare la prima domenica dopo la Pasqua, ma che a partire dal 1848, non sappiamo per quali motivi, venne spostata alla prima domenica di maggio.
Tra le altre opere d’arte che la chiesa conserva sono da ricordare un Crocifisso ligneo del XVIII secolo, una S. Margherita Maria Alacoque del 1890 di Pietro Vanni, un San Marco Evangelista e una Pentecoste realizzata nel 1779 da Francesco Gramignani. Pregevoli sono anche gli stucchi, dovuti a Giovanni Pannucci di Bronte che li realizzò tra il 1886 e il 1889.
Pagina aggiornata il 28/02/2024